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Divulgazione sadomaso in Italia. Origini della comunità

Dove tutto ebbe inizio.

Cari Esploratori,
oramai sarete più che edotti sul significato del BDSM e sui suoi codici di condotta, ma un brevissimo ripasso di questi ultimi è doveroso prima di raccontarvi un pezzo di affascinante storia del sadomaso in Italia:

  • l’SSC (Sane Safe Consensual) viene introdotto negli Stati Uniti all’inizio degli anni ‘80 e fa riferimento ad un erotismo sadomaso assennato, sicuro e consensuale.
  • il RACK (Risk-Aware Consensual Kink) è introdotto nel ’99 come chiarimento del codice SSC giudicato troppo vago e soggettivo; entra più nel dettaglio, introducendo il concetto di consapevolezza del rischio previa opportuna informazione (risk-aware), puntualizzando che all’interno di un gioco sadomaso ci sono dei rischi. Rischi che ci si assume in fase di negoziazione informata, ma ci si adopera per ridurli comunque affinché il gioco risulti il più assennato e responsabile possibile.

Questa doverosa, fin troppo breve, premessa mi occorre per raccontarvi, nel frattempo, che cosa succedeva in Italia prima degli acronimi completi, dei codici di sicurezza, dei playparty, di Internet. Quando ancora l’acronimo BDSM non era conosciuto, il concetto di comunità kinky era ancora un sogno e si sapeva ancora poco, ma quel poco aveva un nome chiarissimo: sadomaso.

Divulgazione sadomaso in Italia. Origini della comunità

Prima degli anni ’80, il desiderio di erotismo estremo e dei suoi aspetti psicologici, in Italia, risulta alquanto frustrato e persino infamato da qualche editore di riviste pornografiche, dove ogni tanto venivano inserite immagini dell’Inquisizione di donne martoriate da ferri roventi, tagli e amputazioni varie.
Non se la passava neanche bene la filmografia di quegli anni; rigorosamente sottobanco si trovavano pellicole superotto di scene di orge classiche contornate da un po’ di indumenti in pelle, un unico frustino per tutti e qualche cintura fallica, oppure scriteriate sessioni improvvisate e violente, girate in qualche cantina della Berlino ovest.
Insomma, il clima che si respirava era piuttosto simile al reparto di macelleria del discount.
Tutto questo contribuiva inevitabilmente all’accrescimento di un profondo senso di colpa in coloro attratti dall’erotismo estremo, che mal si riconoscevano in quelle immagini di follie impraticabili e violente, domandandosi se non fosse il caso di ricorrere ad un bravo analista per rimediare alle loro “insane” pulsioni.

I fumetti erotici invece rappresentavano un’ eccezione.
La mitica serie Isabella (fine anni ’60) ha dato origine al genere del fumetto italiano per adulti e toccava temi di omosessualità e sadomasochismo, sempre più accentuato nel corso delle edizioni ma ancora acerbo.
Le discontinue serie de I Moderni e Cruel (metà anni ‘70) erano romanzi a tema in formato quasi tascabile contornati da foto e disegni, editi da Editris. Quest’ultima era una casa editrice sommersa e ancora “ingenua”, che non garantiva continuità di pubblicazione contribuendo alla disaffezione di un pubblico sicuramente molto interessato, ma che dimenticava facilmente.

Edizioni Moderne (1980) – la divulgazione sadomaso

Divulgazione sadomaso in Italia. Origini della comunità

Nel 1980, una divulgazione sadomaso strutturata inizia ad emergere grazie a Fulvio Brumatti, direttore editoriale di Edizioni Moderne (ex Editris) e indiscusso padre fondatore della cultura SM italiana, e a sua moglie Nives che, pur preferendo le quinte, costruisce e cura importanti relazioni con un qualificato entourage di collaboratori “praticanti”, ognuno specializzato su un tema.

Fulvio è anche un giurista competente e, nelle riviste, rinnova l’immagine a cominciare dalla fotografia. Presenta la cultura sadomaso prendendo completamente le distanze dalle rappresentazioni violente o prive di componente psicologica e, per la prima volta, parla di consenso e di sicurezza, inserendo inoltre tre componenti fondamentali fino a quel momento mai menzionati: la maggiore età, la capacità di intendere e volere (il divieto pertanto di qualsiasi sostanza che alteri l’arbitrio) e l’assenza di lesioni perseguibili d’ufficio (entro i 20 giorni).

Tutta la cultura sadomaso e i suoi aspetti psicologici facevano capo alla casa editrice di Domenico Miani, situata sul retro della stazione Centrale di Milano.
Le iconiche riviste come Club, SM Stories, I Moderni a cui in seguito si aggiungerà Kalcantibus, stampate da Edizioni Moderne, raggiungono oltre trentamila copie di tiratura mensile nonostante la censura e i frequenti sequestri.
Le riviste spaziavano dalla letteratura e trattati di psicologia alle immancabili rubriche su podofilia e travestitismo, divulgavano consigli tecnici sulle varie pratiche comprese le più bizzarre e offrivano la straordinaria possibilità di inserire il proprio annuncio attraverso un modulo. L’inserzionista compilava il modulo specificando il numero della carta d’identità o della patente e lo rispediva alla casa editrice, che si occupava di pubblicarlo nei numeri successivi.
Gli amanti del sadomaso, sempre più affamati e bisognosi di viversi, avevano la possibilità di chiedere consiglio, supporto, o semplicemente di raccontarsi attraverso la seguitissima sezione La posta di Nives.

Divulgazione sadomaso in Italia. Origini della comunità

Tuttavia, i concetti di comunità e pubblica aggregazione restano ancora lontani.
Il pubblico è quasi del tutto maschile, oltre il 90%, e le donne sono rarissime. Le relazioni D/s sono soprattutto clandestine e vengono vissute in forma strettamente riservata, ma i desideri di conoscenza, di curiosità da soddisfare e sentieri misteriosi da intraprendere, aumentano.

Il primo evento su invito e la formula PAV (1992)

Bisogna attendere il 1992 per il primo evento ad inviti in Italia, organizzato da Fulvio in un capannone post industriale alla periferia di Milano.
Le coppie invitate sono trenta, la curiosità è tanta, ma gli invitati sono ancora timidi. Giocare in pubblico era qualcosa di assolutamente nuovo e nessuno se la sente di aprire le danze; l’evento si dimostra praticamente un salotto.
L’anno dopo l’evento si ripete con una modalità di partecipazione differente, rivelata agli invitati pochi giorni prima: PAV (Pronti, Attenti, Via) era la nuova formula introdotta.
Alle coppie invitate fu ironicamente imposto un tempo di tre minuti per iniziare a giocare, altrimenti venivano accompagnate all’uscita.
Nessuna coppia è stata ovviamente cacciata dalla festa, ma la provocatoria formula PAV ha offerto alle persone la scusa di cui avevano bisogno per lasciarsi andare in un contesto pubblico: l’ho fatto perché era obbligatorio!

Divulgazione sadomaso in Italia. Origini della comunità

Tutto questo avveniva in concomitanza con la nascita del web (1991).
Da lì a poco, Internet e cellulari rivoluzionarono tutto. Trovare informazioni sul sadomaso divenne più semplice, nonostante il contesto underground.
Si inizia a parlare si subcultura, nasce l’acronimo BDSM come congiunzione completa tra pratiche e relazioni. Sui forum e blog si poteva leggere i dibattiti, teorie filosofiche e scontri di opinione sul tema.

La prima festa sadomaso (1998) - L’Ultimo Lunedi del Mese

Nel 1998, sempre Fulvio Brumatti, fa da apripista inaugurando la prima festa BDSM in Italia, questa volta con appuntamento fisso aperto a tutti, e battezza l’evento come Ultimo Lunedì del Mese, conosciuto in seguito come ULM.
In questo modo, il passaparola era agevolato anche in assenza dei moderni canali di comunicazione e gli amanti del sadomaso sapevano che il quarto lunedì di ogni mese, c’era un party a Milano in cui tutto poteva accadere.

Nonostante la tranquilla formula adottata “chiacchere, conoscenze e… poco più”, l’iniziativa è fortemente criticata e ostacolata dai ferventi sostenitori della privacy; nessuno voleva metterci la faccia dato che la maggioranza delle persone era sposata e praticava in totale clandestinità.
Anche se l’intero pubblico delle prime edizioni si limitò ad una manciata di uomini e un paio di donne, l’idea di avere un appuntamento fisso al mese risultò vincente l’anno successivo in una nuova location (il Nautilus Club di Milano), che tutt’ora ospita l’ULM da venticinque anni.
Seguirono presto altre feste nelle principali città di tutta Italia.

L’epoca dei playparty BDSM era iniziata.

Guarda il video della Mistress Gratia Plena:

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Sull'autrice:
Gratia Plena è una dominatrice milanese, designer, performer e latex model.
Attiva da dieci anni nella scena BDSM italiana dopo aver spaziato in molti ambienti della sessualità insolita, aiuta le persone a vivere Esperienze uniche e speciali.

Visita il suo sito per saperne di più!

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